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Serbia: all the goodbyes we ever knew

Rinata dopo la fine della guerra del Kosovo e della caduta del regime di Milošević, Belgrado ha oggi il volto di una città moderna, vitale e creativa. Di giorno, la città accoglie nell’abbraccio dei fiumi Danubio e Sava le gallerie d’arte, i caffè e le vie dello shopping.
Di sera, si trasforma in un palcoscenico di locali e night club. La Berlino dell’est, come la chiamano i turisti, è un simbolo di rinascita. Risorta come una fenice, mostra al mondo i suoi tratti di modernità e mette in scena la sua contraddittoria contemporaneità, attraverso i suoi artisti, stilisti, creativi, designer.
All’ottavo posto nel 2016 nella classifica delle città europee più redditizie per gli investiori esteri (secondo il Financial Times), Belgrado reinventa ogni giorno i confini della sua identità, con la sua personalità cosmopolita, sospesa tra Oriente e Occidente, tra il divenire e l’essere. In attesa di realizzare la “Belgrado sull’acqua” – progetto che prevede l’investimento di tre miliardi di euro da parte della società Eagle Hills di Abu Dhabi, per ridisegnare completamente parte della capitale serba su un’area di circa un milione di metri quadrati a ridosso del fiume Sava – la città conserva nei suoi edifici le cicatrici della memoria. La nuova Belgrado si racconta attraverso i giovani, le nuove generazioni che accolgono chiunque con una vitalità mescolata a una semplicità antica.
Appena fuori città il panorama, però, cambia: tra le strade di campagna dove sfilano monasteri e cascine si incontra la vera anima della Serbia, quella ortodossa legata alle tradizioni. La Serbia Centrale, regione compresa fra le province autonome di Vojvodina, Kosovo e Metohija, è una terra ricca di storia, monumenti, tracce della passata colonizzazione romana e dei domini ottomano e asburgico, fortezze medievali, luoghi di culto, tradizioni e contraddizioni vecchie di secoli. Dalle ripide valli scavate dalla Drina alle stazioni sciistiche dei monti di Zlatibor, dalle campagne a perdita d’occhio fino alle città industriali – come Kragujevac, sede dal 2012 di uno stabilimento Fiat – ancora influenzate dal recente passato. Qui, i giovani sembrano essere i grandi assenti: in molti non vedono futuro in patria e preferiscono trasferirsi all’estero. Nella mente degli anziani, invece, ci sono ancora i conflitti generati dalla difficile convivenza tra etnie e religioni differenti.
Ma le ombre di ieri, con il tempo, si dissolvono alla luce delle ansie di domani: quelle di un Paese industriale in cerca della sua strada.
Un Paese in bilico tra una straordinaria energia e un passato difficile da dimenticare.

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Paola Casali - Tutti i diritti riservati - © Copyright 2017